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Discussione introduttiva sull' adozione del software libero nella Pubblica Amministrazione

Autore: Fabio Di Matteo
Ultima revisione: 12/11/2011

Mai come negli ultimi anni si è sentito parlare di innovazione digitale e dell'incremento di produttività che essa procura. Anche la nostra PA ,da tempo, ha riconosciuto i vantaggi e ormai non vi è attività che negli uffici non contempli l'utilizzo di uno specifico software.

Dall'elaborazione dei testi, ai fogli di calcolo al web e la posta elettronica , ogni singolo nostro compito viene svolto mediante dei programmi informatici che sono sempre più vari e numerosi e… spesso anche invisibili. Purtroppo questa corsa “all'armamento informatico” viene fatta spesso in modo sconsiderato e in completa balia delle grandi major e dei loro monopoli.

Vengono continuamente acquistati (a caro prezzo e con i soldi pubblici) sistemi operativi e applicativi a scatola chiusa che spesso non sono necessari ai reali compiti per i quali vengono richiesti, dei quali non si conosce nel dettaglio cosa fanno e come lo fanno. Si sanciscono rapporti di dipendenza verso certi monopoli che, difficilmente si potranno rompere in futuro senza perdere tutto o anche parte dei benefici ottenuti.

Esiste dunque un'alternativa? Si. Il Software libero .

Punto 0: “Cosa è il Software Libero”

I programmi per computer vengono scritti dalle persone in certi linguaggi comprensibili(codice sorgente) ai tecnici . Per distribuire i programmi agli utenti il codice sorgente viene trasformato in linguaggio macchina (non comprensibile agli uomini) e il passaggio è irreversibile.

Le grandi aziende multinazionali spesso distribuiscono solo il codice macchina considerando segreto industriale il codice sorgente. Senza codice sorgente non si possono apportare modifiche ai programmi e non si può comprendere cosa nello specifico essi facciano.

L'espressione “software libero”, dunque, si riferisce alla libertà dell'utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software. Più precisamente, significa che gli utenti del software godono delle quattro libertà fondamentali:

“Un programma è software libero se l'utente ha tutte queste libertà. In particolare, se è libero di ridistribuire copie, con o senza modifiche, gratis o addebitando delle spese di distribuzione a chiunque ed ovunque. Essere liberi di fare queste cose significa (tra l'altro) che non bisogna chiedere o pagare nessun permesso.” http://www.gnu.org/philosophy/free-sw.it.html

Costi a confronto per una postazione desktop di fascia alta

Di seguito tenteremo di fare un esempio di confronto tra i costi di una postazione desktop di fascia alta con software proprietario con un'analoga con software libero.

Vi preghiamo di non considerare definitivi questi prezzi e di controllare di persona le informazioni nelle tabelle seguenti, le quali vogliono soltanto rendere l'idea del risparmio senza alcuna pretesa di precisione.
Postazione desktop con software proprietario Costo €
MS Windows 7 Professional 327,00€
MS Office 379,00€
Northon 360 89,00€
Manodopera 30,00€
Totale 827,00€

(dati agg. a dicembre 2010)


Postazione desktop con software libero Costo €
GNU/Linux 0,00€
Libre Office 0,00€
Manodopera 30,00€
Totale 30,00€

Punto Uno: “Lotta agli sprechi”

La lotta agli sprechi deve cominciare nella Pubblica Amministrazione (PA) e nello specifico anche dentro gli uffici. Il software libero può ,di certo, darci una mano.

Software libero non vuol dire necessariamente software gratis, ma piuttosto concorrenza “alla pari” , ovvero un mercato libero regolato interamente dalle esigenze dell'utenza. Tuttavia la stragrande maggioranza del software libero viene rilasciato gratuitamente e i soli costi sono quelli di manodopera dei tecnici che ne curano l'assistenza, la gestione o la modifica.

Con il software libero non si è vincolati a vita all'azienda produttrice, ma piuttosto qualunque tecnico,che ne sia capace, può leggendo il codice sorgente fornire assistenza personalizzata all'utente che la richieda. In questo scenario non solo aumenta la competitività, ma si creano i presupposti per la nascita di attività locali nel settore software. Che fino a qualche anno fa erano solo appannaggio delle grandi multinazionali del software proprietario.

Tanto per le soluzioni lato server quanto per quelle desktop il software libero grazie alle sue licenze e alla possibilità di combinarsi , senza vincoli legali, può interagire con altro software libero, permettendo così di allestire agevolmente intere infrastrutture informatiche abbattendo drasticamente i costi .

Punto Due: “Trasparenza è sicurezza”

Oggigiorno la sicurezza delle informazioni e dei processi informativi è fondamentale. Non si può di certo accettare di lasciare la gestione completa dei nostri dati in mano a un software del quale non conosciamo nei dettagli il funzionamento.

Avere il codice sorgente di un programma vuol dire poterlo continuamente studiare e correggere. Metterlo a disposizione dell'intera comunità mondiale vuol dire moltiplicare questa condotta per milioni di hacker, tecnici e appassionati . Tutto questo garantisce massima sicurezza e correzioni tempestive.

In certe realtà critiche ad alto rischio come impianti industriali o altro avere il sorgente può voler anche dire valutare e circoscrivere eventuali danni.

Punto Tre: “I formati aperti sono garanzia dei nostri dati”

I grandi marchi dell'informatica proprietaria tendono a sviluppare software che producono dati secondo formati chiusi difficilmente leggibili da altre applicazioni. Di fatto esponendo i dati dell'utente all'obsolescenza informatica e a logiche di mercato “poco ortodosse” come la dipendenza assoluta da uno specifico software.

La condivisione delle informazioni riveste un ruolo principale nelle moderne amministrazioni , ma per parlare di essa bisogna prima parlare di “standard”. Grazie agli standard gli utenti di sistemi e piattaforme informatiche differenti possono condividere il proprio lavoro, avendo la garanzia che sarà sempre così.

Punto Quattro: “Riciclo vecchio hardware”

L'obsolescenza degli apparati informatici, sta diventando una piaga, per l'ambiente e per le tasche dei contribuenti. Si dismettono computer perfettamente funzionanti soltanto perché l'ultimo programma o sistema operativo di turno sfoggia una grafica da videgame, aggiungendo funzioni e utilità tanto inutili quanto onerose in termini di calcolo informatico.

Sembra esserci a questo punto una stretta correlazione tra il mercato delle interfacce grafiche “molto evolute” e le discariche. Infatti il nostro elaboratore ,nel più dei casi, calcola più o meno le stesse cose che calcolava 10 anni fa , ma le presenta mediante le attuali interfacce grafiche che dimezzano le prestazioni del nostro hardware.

Anche in questo caso il software libero può darci una mano grazie all'innata propensione alla scalabilità dei sistemi operativi e degli applicativi. Infatti anche il mondo del software libero è costellato da fantastici esempi di interfacce grafiche evolute dal punto di vista visivo, ma a fianco di esse troviamo sistemi operativi e applicazioni, costantemente aggiornati, per hardware datato.

Punto Cinque: “Educazione alla libertà”

Il software proprietario basa il suo successo sul concetto di dipendenza. Fin da giovani nelle scuole, nelle università e nei luoghi d'apprendimento veniamo tempestati di corsi e materie su specifici software proprietari .

Così facendo non si fa altro che creare dipendenze al futuro utente, che una volta inserito nel mondo del lavoro andrà a “cercare” uno specifico software prodotto da una specifica azienda, credendo di non poter fare a meno di esso.

Importante è dunque fin dalla scuola e l'università ricevere un'educazione al software svincolata dal concetto di proprietà.